Le gambe della libertà

(The Legs of Freedom)

A Defense of Prostitute's Rights
by Wendy McElroy



Prefazione di Roberta Tatafiore


Alcuni dei temi in cui negli ultimi anni è stata frontale la contrapposizione tra il femminismo individualista ed il femminismo di genere sono quelli della pornografia e della prostituzione. La commercializzazione del sesso è infatti considerata dalle gender feminists come uno dei principali strumenti dell’oppressione patriarcale. Pornografia e prostituzione sono – secondo Andrea Dworkin – "attentati ai diritti civili delle donne". Come nota la McElroy, il femminismo – nelle sue correnti più influenti - ha cessato da tempo di essere un bastione della libertà di espressione ed oggi invoca, per sostenere la propria agenda sociale, quegli stessi strumenti di coercizione che così a lungo sono stati usati per reprimere le donne e la loro sessualità.

Evidentemente le posizioni delle gender feminists non sono condivise dalle femministe libertarie che non accettano che si considerino le donne delle eterne minorenni e denunciano come le femministe di genere giungano alle stesse conclusioni dell’odiato patriarcato: le donne non possono essere ritenute soggetti adulti in grado di prendere delle decisioni e devono essere protette (per il loro bene) innanzitutto dalle loro libere scelte.Wendy McElroy è una vera e propria icona della rivoluzione femminista antifemminista. Figlia della scuola dei Ludwig von Mises, dei Murray Newton Rothbard e delle Ayn Rand, si definisce individualista, anarco-capitalista e libertarian. Nelle sue pubblicazioni quali "Queen Silver: The Godless Girl" (Prometheus Books, Amherst, New York, 2000) — storia di Grace Verne Silver, eroina atea del femminismo morta nel 1998 — o "XXX: A Woman’s Right to Pornography" (St. Martin’s Press, New York 1995), la McElroy sostiene da un lato che la pornografia non è affatto uno strumento di oppressio e maschilista sulle donne e dall’altro, che esiste un vero e proprio diritto alla pornografia. La McElroy è "sessualmente scorretta". Il peggior nemico delle donne, sostiene, sono le femministe classiste, che concepiscono gli uomini e le donne stesse come due classi sociali perennemente l’una contro l’altra armata. L’autrice del libro, invece, afferma che sia gli uomini sia le donne subiscono storicamente le angherie di un potere autoreferenziale e fine a sé stesso che ne minaccia la libertà e la proprietà, e questo potere è lo Stato. 



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Page updated 25 January 2002